A poche ore dall’ennesima speranza spezzata per le ragazze in Afghanistan, noi di Binario 15 abbiamo chiesto alle donne della diaspora afghana residenti in Italia di restituirci una loro riflessione su quanto sta accadendo e su come si sentono in questo momento. Difficile sintetizzare i sentimenti di frustrazione e di rabbia. Quello che ne esce è un messaggio di coraggio, di chi anche se conosce bene il significato dell’oppressione, visto che lo ha vissuto sulla propria pelle, ha deciso di non arrendersi e continuare a denunciare.
I talebani avevano promesso che all’inizio del nuovo anno le ragazze sarebbero potute tornare a scuola e questa decisione, seppur in un clima di segregazione di genere, ci aveva restituito un filo di speranza per il futuro. Tuttavia, quando il 23 marzo 2022 le ragazze delle superiori si sono presentate davanti ai cancelli delle scuole zaino in spalla, pronte a rientrare, un nuovo divieto dell’ultimo momento le ha nuovamente bandite dall’accesso all’istruzione. Sono state fatte uscire per tornare a casa, ai loro lavori domestici.
Secondo la legge talebana, infatti, le ragazze adolescenti non possono proseguire la loro istruzione e questo divieto è basato meramente sul genere. Quel filo di speranza per il futuro è stato così nuovamente tagliato: i loro progetti e i loro sogni sono nuovamente andati in frantumi.
La domanda che ci facciamo è: come è possibile impedire alle ragazze di andare a scuola e allo stesso tempo richiedere la presenza di personale femminile qualificato negli ospedali? È incredibile essere private dei diritti umani più ovvi e basilari come l’istruzione nel 21° secolo. Questo atto viola i diritti umani ma, nonostante questi tragici eventi e la continua oppressione delle ragazze, i paesi occidentali e gli attivisti dei diritti umani con il loro silenzio rischiano di avallare tale crimine. Quello di cui abbiamo bisogno è che si alzi la voce per chiedere giustizia e accesso ai diritti per le ragazze, in modo che il mondo sappia e sia consapevole. Dobbiamo supportare le persone oppresse e i loro corpi, dobbiamo essere le loro voci che sono soffocate sotto la crudeltà dei terroristi. Non dobbiamo restare in silenzio!
L’oscurantismo talebano negli ultimi tre decenni si è fatto promotore di tante tipologie di violazioni dei diritti umani: misoginia, distruzione di monumenti storici e culturali, accaparramento di terre e genocidio. Il popolo dell’Afghanistan e la comunità internazionale sanno bene che con la presenza dei talebani al potere, permessa anche grazie al supporto dei loro sostenitori nascosti, i più elementari diritti umani sono stati schiacciati sotto la repressione e l’arretratezza.
La diaspora delle donne, però, non vuole restare in silenzio: nuovi gruppi si stanno formando dal basso, tra questi l’Associazione di solidarietà donne per le donne il cui punto di vista è riportato in questo articolo. Siamo un gruppo di donne afghane residenti in Italia che sostengono la lotta delle ragazze per i loro diritti e per l’autodeterminazione e pensiamo che aver permesso ai talebani di tornare al potere sia stato un crimine contro l’umanità.